Si ha la percezione di entrare “dentro” la pittura densa e pastosa di Claudio Verganti. Artista informale – ha partecipato con una sua opera alla Biennale di Venezia 2011 – sprigiona spatolate di colore che si accendono, sgomitano, collidono fra loro. Giallo, arancio, ocra, macchie nere che “traspirano” dalle tele, tocchi d’azzurro e improvvisi bagliori rossofuoco, danno “cromoterapeuticamente” vita a suo ogni quadro. Verganti, soprattutto, affida alle poetiche carezze dei colori (ma anche alla loro fisicità) il compito di esprimere se stesso nel modo più liberatorio possibile, esaltando una pastosità ricca di elementi evocativi. Nel suo gesto pittorico che coglie l’efficacia del segno e il dinamismo dei piani sovrapposti, affiorano la polimatericità di Roberto Crippa, le masse cromatiche di Alfredo Chighine, le consunzioni di Alberto Burri (per dare più “spessore” alle sue opere, l’artista lombardo talvolta inserisce frammenti di sacchi di juta che si imbevono di colore). E proprio la juta, di volta in volta, si trasforma in lembo di terra, isola, approdo… rafforzando l’impatto emotivo, sempre e comunque prodigo di poesia, di tutto l’insieme. Stefano Bianchi
Claudio Verganti (Cuvio, 1944), dopo aver effettuato studi tecnici si dedica
all’attività di imprenditore nell’azienda di famiglia. Seguendo le orme del
padre, bravo pittore dilettante, coltiva la passione per l’arte dipingendo
inizialmente con pastelli a olio e successivamente sperimentando vari mezzi
d'espressione plastica e utilizzando diversi materiali. Dal 2006 si dedica a
tempo pieno alla pittura ed espone sue opere in numerose mostre personali e
collettive. Vive e lavora tra Milano, Ostuni e Buenos Aires.