RICCARDO
BONFADINI (Cremona, 1971). Figlio d’arte impara a dipingere avendo come maestro
il padre Pino.
Diversi cicli di lavori segnano il suo percorso: le prime opere figurative, il
“Periodo Geometrico”, la “Nuova Scrittura”, l’ideazione delle “Industrial
Fossil”, il ciclo delle “Wash”(lavatrici da parete), le “Installazioni
Ironiche”, i ”Manifesti”, le “Opere per Caso”.
“Le nostre
valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevano altro e
più lungo cammino da percorrere. Ma non importa, la strada è vita”. In questa
frase di Jack Kerouac si riflette idealmente l’On the Road di Riccardo
Bonfadini: artista dell’ironia, del paradosso e in questa particolare occasione
del viaggio. Sì, viaggiare. Per lui significa visualizzare le città d’Italia
con un rapido colpo d’occhio sulle mappe di Google ed estrapolarne dettagli
fino a dare vita alle sue Maps. Trieste, Venezia, Verona,
Genova, Firenze,
Roma, Napoli e Palermo diventano così geniali messe in scena tascabili, mondi
microscopici dove vive, abita, naviga un’umanità lillipuziana che si muove in
auto, scooter, barca, gondola; che si siede sulle panchine a chiacchierare o si
sdraia in spiaggia ad abbronzarsi sotto il sole. Nelle accumulazioni di
sacchetti di plastica intitolate Industrial Fossil, Bonfadini immagina invece
che i futuri reperti del terzo millennio siano i simboli dell’usato e della
raccolta differenziata che viaggiano sottoforma d’italico stivale o di
continente africano, svelando socioeconomicamente marchi commerciali, merci
della più varia natura e immagini iconiche pronte a emergere da una piega, una
fusione, una stropicciatura. E quando l’uso e l’abuso consumistico è sinonimo
di ricchezza e povertà, la plastica (viaggiando) invade tutto il planisfero.
Stefano Bianchi