La
Pop Art, per Riccardo Bonfadini, è pensiero + azione. L’arte “extra small” e
“oversize” creata dall’artista lombardo è figlia di un’idea, un ragionamento,
una storia in divenire destinata a tramutarsi in realtà oggettuale/concettuale.
Osservandole bene, queste opere d’arte che inanellano giochi di parole, slogan,
allitterazioni, rebus e aforismi, non si può non pensare all’italica ironia di
Ennio Flaiano, Marcello Marchesi, Achille Campanile, Stefano Bartezzaghi.
Bonfadini è un enigmista Pop che dopo aver fotografato i suoi omini e le sue
donnine, ne fa giganteschi Manifesti (“L’Illy e il vagabondo”, “Tirare a
Campari”, “Michelangelo e Raffaello”) dove prodotti e marchi si prendono
sarcasticamente in giro innescando paradossi consumistici. E dove il messaggio
pubblicitario (“Vacanze sull’Ago”, “Le Mondine”) può anche rivelarsi “ex novo”.
Le accumulazioni di sacchetti (“Industrial Fossil”) sono invece simbolo
dell’usato e del raccolto differenziato che diventano “dripping” plastificato,
Pop Art che a sua volta si trasforma in Nouveau Réalisme e fusione (è il caso
di “Miss Italia”) di Décollage alla Mimmo Rotella e Arte Povera stile Luciano
Fabro. Le Maps, infine, hanno il pregio del colpo d’occhio nei loro dettagli
estratti dalle mappe di Google che sublimano micro-mondi vacanzieri (“Il primo
bagno”, “Verso Sud”, “Il Sole all’improvviso”) vissuti e abitati da
un’accaldata umanità lillipuziana. «E lasciatemi divertire!» declamava Aldo
Palazzeschi, poeta Futurista. Lasciamolo dunque divertire, Riccardo Bonfadini.
E divertiamoci con lui, fino al prossimo “coup
de théâtre“. Stefano Bianchi