sabato 23 maggio 2015

BEPPE BORELLA, PAOLO FACCHINETTI In-Formale

                                                                                                


23 Maggio 2015
                                                                                           
La scultura di Beppe Borella e la pittura di Paolo Facchinetti. Forma e Astrazione. Quando il gioco delle parti si fa con-tatto. 


Marmo, pietra, granito, ferro. Materiali che Beppe Borella padroneggia scolpendo, levigando, modellando la forma. Le sue sculture, ironiche e “dadaiste” quanto lui, sono potenti e insieme fantastiche. Ci sono forme che mi piace definire “from outer space”: come gli Asteroidi, il Cubo Spaziale, Empty Space 1 che riecheggia il monolite di 2001: Odissea nello spazio. Forme, come Rabbit OGM e Filamento 4, che citano futuristicamente Umberto Boccioni. Forme talmente morbide e sinuose che viene voglia d’accarezzarle: la sfera in marmo nero, Empty Space-Sun (baciata da un’insostenibile leggerezza scultorea) e Lady Soap, in onice, con quel nudo femminile coricato e invaso da bolle di sapone. Borella, poi, sa essere fumettisticamente Pop quando tramuta la forma in giocattolo di pietra e acrilico blu veicolando uno slogan pacifista (il carrarmato di Game, No War) e quando traduce lo Smile in Linguaggio Universale. In ogni caso, nelle sue mani, la forma è vita, stupore, divertimento. 


C’è tutto un mondo che ruota attorno all’arte astratta e informale di Paolo Facchinetti. Un mondo impalpabile e sfuggente che all’improvviso si accende “tattilmente” a colpi di spatola tramutandosi in segno, presenza, coagulo di materia. Il suo ”incipit” gestuale è la sinfonica “palette” di colori che si svelano e suggeriscono densi, omogenei, diluiti. Quando il gesto si fa etereo e leggero dando vita a colature che si sovrappongono e stratificano, ecco trasparire dai quadri carezze cromatiche riconducibili all’espressionismo lirico dell’americano Paul Jenkins. Quando viceversa il gesto è forza, impulso, sfogo di emozioni, il riferimento va all’energia pittorica del tedesco Gerhard Richter. Ci sono, poi, cristallizzati nel bianco e nel nero, rami e filamenti che scandiscono una natura che si aggroviglia. E c’è, infine, l’Omaggio a Henry Miller: ritratto parcellizzato che Facchinetti ha elaborato con timbri di polistirolo. Compenetrando efficacemente l’astrazione e la forma. 
                                                                                                                                     Stefano Bianchi 

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