23 Maggio 2015
La scultura di Beppe Borella e la pittura di Paolo Facchinetti. Forma e Astrazione. Quando il gioco delle parti si fa con-tatto.

C’è tutto un mondo che ruota attorno all’arte astratta e informale di Paolo Facchinetti. Un mondo impalpabile e sfuggente che all’improvviso si accende “tattilmente” a colpi di spatola tramutandosi in segno, presenza, coagulo di materia. Il suo ”incipit” gestuale è la sinfonica “palette” di colori che si svelano e suggeriscono densi, omogenei, diluiti. Quando il gesto si fa etereo e leggero dando vita a colature che si sovrappongono e stratificano, ecco trasparire dai quadri carezze cromatiche riconducibili all’espressionismo lirico dell’americano Paul Jenkins. Quando viceversa il gesto è forza, impulso, sfogo di emozioni, il riferimento va all’energia pittorica del tedesco Gerhard Richter. Ci sono, poi, cristallizzati nel bianco e nel nero, rami e filamenti che scandiscono una natura che si aggroviglia. E c’è, infine, l’Omaggio a Henry Miller: ritratto parcellizzato che Facchinetti ha elaborato con timbri di polistirolo. Compenetrando efficacemente l’astrazione e la forma.